
La Tata scassata che mi porta a Fatehpur Sikri è lenta e da rottamare. E’ appena l’alba ma già sono in un bagno di sudore, visto che l’aria condizionata non funziona ed è impossibile aprire i finestrini a causa delle nuvole di polvere che alzano le ruote delle macchine avanti a noi. Finalmente eccoci alla città fantasma, costruita nel XVI secolo dagli arabi e subito dopo abbandonata. Quando scendo dalla macchina non sono nemmeno le sette ma già la strada che porta alla porta principale è animata di venditori di ogni tipo: appena dentro le mura di Fatehpur Sikri vivono migliaia di indiani che hanno costruito le loro catapecchie appoggiate alle rovine. I guidatori di rikshaw mi assalgono cercando di spillarmi soldi per portarmi al centro del sito. Accetto volentieri di farmi fregare due euro risparmiando però un paio di chilometri di cammino. L’aria fresca mi sveglia e con la maglietta mi asciugo il sudore dalla fronte. Una guida improvvisata mi porta fino alla moschea. In questa zona sono molti i mussulmani, retaggio di regni passati. Il cortile è pieno di gente intenta a pregare. Il lavoro di costruzione e d’intaglio degli interni è incredibile, e l’atmosfera che si respira sembra anni luce lontana dall’atmosfera di caos dei templi indù. Il palazzo reale è deserto e intonso come un set cinematografico appena finito di utilizzare, con ogni scultura al posto giusto, con ogni pietra che sembra abbandonata da un arredatore nel posto esatto. Pochissimi turisti ancora e grandi spazi per passeggiare. E’ davvero bello il palazzo, molto di più del forte di Nuova Delhi, cui assomiglia molto. Sono ormai le nove e trenta quando ritorno al parcheggio e trovo il mio autista cieco da un occhio ad aspettarmi addormentato. Velocemente torniamo verso Agra, passando nel mezzo di una strada dove vendono impianti acustici per matrimoni. Si tratta di piccoli carretti su cui sono caricati enormi altoparlanti che faranno ballare centinaia o migliaia di persone. Per pubblicizzarle i due negozi che li vendono hanno posizionato delle casse in mezzo alla strada sparando musica a tutto volume. I due negozi sono uno di fronte all’altro, concorrenti. Mentre con la macchina passiamo attraverso i due schieramenti musicali mi devo tappare le orecchie per l’eccessivo rumore.
Una coppia sosta tra i due ingressi indecisa su quale negozio scegliere. Alla fine sarà quello con il prezzo più basso, o con il volume più alto. O forse quello che manda a loop la loro canzone d’amore.
Posted on 7 giugno 2012
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