La Città Ideale di un Genio

Posted on 6 gennaio 2012

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C’è un posto poco lontano da Roma, che sembra uscito da un libro di favole, in realtà è saltato fuori dalla mente geniale e un po’ matta di un architetto artista che ha fatto la storia del ‘900 italiano: Tomaso Buzzi. Questo posto si chiama La Scarzuola ed esiste dal XIII secolo.

Qui San Francesco ci costruì una chiesa fatta di fango e scarza, una pianta palustre, successivamente venne costruito un convento e alla fine degli anni ’50 la proprietà passo nelle mani di Buzzi, visionario e geniale, che costruì attorno alla chiesa una sua città ideale, una scenografia teatrale visionaria, esoterica e matta fatta di scale, simboli, costruzioni, sogni, specchi, pilastri, prati e alberi. Un posto unico, nascosto in mezzo al bosco, dove non prendono i cellulari e non si sente nemmeno il rumore delle foglie mosse dal vento. Buzzi è morto nel 1981 e la proprietà è passata nella mani del nipote, Marco Solari. Che sia il nipote non lo so per certo, da ricerche fatte si direbbe di sì, ma lui è vago. (“Sono un matto, come matti erano tutti i proprietari di questo posto da San Francesco in avanti. Sono il nipote, non lo sono, non ha importanza: mia madre diceva sempre che siamo dell’alta società e nell’alta società tutti scopano con tutti”).

Marco vive tutt’ora in questo posto e si è fatto carico di finire i lavori di Buzzi, lasciati incompiuti alla sua morte.

“La Scarzuola” non è aperta al pubblico, ma lui, quando ha voglia e se ha voglia, la apre a chi chiama casa sua (0763 837463) dove risponde il suo maggiordomo inglese che diligentemente prende nota dei visitatori. A ricevere all’ingresso c’è direttamente Marco che guida gli ospiti attraverso i giardini di casa sua raccontando di Buzzi, del suo modo di intendere la vita e di come l’ha trasferito nella pietra.

Marco Solari è matto come un cavallo. Ride sempre, si diverte a provocare le vecchie incipriate che lo guardano scandalizzate, dice parolacce, fa battute a doppio senso. E’ un giullare istrione, un intrattenitore, ma è anche e soprattutto una specie di filosofo, che ti invita non a visitare il giardino, ma a riflettere, attraverso il giardino, su te stesso e il mondo che hai intorno. Non dà risposte (non le ha e non le avrà mai) ma ti invita a farti domande, a non guardare le cose solo come si presentano, ma a cercare di capire come sono in realtà.

Colto e preparato, ha fatto di Buzzi e della Scarzuola la sua vita e la sua più grande passione, ed è bellissimo vedere un uomo raccontare di qualcosa che lo appassiona… Varrebbe la pena andare lì solo per parlare con lui, senza visitare la Scarzuola.

L’architettura di Buzzi e qualcosa di unico. Mescola stili classici e trovate spiritose, richiami orientali e disegni naturali.

“E’ vero manierismo, del resto in Italia, ancora oggi, non si può che essere manieristi” dice Marco. E in parte ha ragione, come ha ragione quando auspica il ritorno in Italia ai giardini rinascimentali, fatti per far vivere un’esperienza all’anima e non agli occhi, come quelli inglesi importati dal 1600 in avanti. Finiamo la visita passando dietro la chiesa, in un angolo dove rimangono i resti di una festa di matrimonio. “Una cosa che mi è capitata per caso, senza che nemmeno me ne accorgessi” e parla del senso della coppia, dei lavoratori in nero, del vescovo di Terni e di mille cose. Non si fermerebbe mai e lo si starebbe ad ascoltare per ore.

Ma lui, probabilmente, dopo un po’ si scoccerebbe e, senza dire niente, scomparirebbe dietro ad una collina.

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